Riflessioni a seguito della visita del Cardinal Parolin. Ma il Papa è mai stato a Monaco? Sì e no. Vediamo quando.
La visita del cardinal Parolin, 18 luglio 2021 ci ha ricordato come il Principato sia storicamente legato alla Chiesa cattolica.
I rapporti sono stati regolati con trattati e quello fra Monaco e Vaticano, firmata il 25 luglio 1981, aveva modificato la Bolla “Quemadmodum sollicitus Pastor” del 15 marzo 1886.
Nel testo si stabilisce che i Principi di Monaco hanno rinunciato al loro diritto di nominare il vescovo di Monaco, lasciando alla Santa Sede la libertà di farlo in sua vece.
Pertanto la Santa Sede, rispettando questi accordi, ha l’obbligo di comunicare il nome della persona scelta a S.A.S. il Principe di Monaco per sapere se ci sono possibili contestazioni di natura civile o politica riguardanti la suddetta persona.
Da parte sua, la Santa Sede si era impegnata ad elevare la sede di Monaco alla dignità di Arcidiocesi.
Il Segretario di Stato sua Eminenza Piero Parolin è venuto di persona a celebrare questo evento.
La Segreteria di Stato è il primo e più importante dicastero (ministero) della Curia romana (organo di Governo della Chiesa cattolica). Il Cardinale Segretario di Stato è quindi il primo collaboratore del Santo Padre, in un certo senso il suo Primo Ministro. È la massima autorità del Vaticano, dopo il Papa.
Ha avuto così modo di incontrare il nuovo arcivescovo di Monaco, Monsignor Dominique-Marie David.
Nato il 21 settembre 1963 in Francia nella diocesi di Angers, Monsignor David ha vissuto negli anni 2016/2019 a Roma, come rettore della chiesa di Santa Trinità dei Monti. A Monaco succede a Monsignor Bernard Barsi che ha lasciato la funzione per raggiunti limiti di età.
Dobbiamo pertanto aggiungere che, pur avendo il Principato una immagine mondana e modaiola, abbiamo visto che sotto luci e lustrini c’è un popolo di gente che lavora con lena e che fa impresa. Non solo lavora, ma anche, fatte le debite proporzioni, devota.
A Monaco la gente (di religione cattolica al 90%) va a Messa più che altrove, il 17% contro il 3% della Francia. In Italia secondo l’ISTAT sono il 28,8 % (dati 2014 citati da Sandro Magister).
Ai tempi di Benedetto XVI l’affluenza era pari al 30%.
A Monaco la Chiesa è importante; il sovrano governa “par la grâce de Dieu,” la il Cattolicesimo è religione di Stato (quest’ultimo si accolla molte spese). Il Principe invia a Roma un suo ambasciatore (che non è lo stesso accreditato per la Repubblica Italiana) presso la Santa Sede.
Storicamente il Principato è sempre stato “guelfo”: Francesco Malizia, guelfo di Genova, scappava dai Ghibellini (Anno Domini 1297). Già esisteva comunque dal 1215 la città fortificata di Monaco ed una bolla del Papa Innocenzo IV sanciva la nascita di una parrocchia indipendente da quella di La Turbie.
La parrocchia veniva dedicata a san Nicola, santo protettore dei marinai. La bolla data dal 1247, ma la chiesa fu ultimata solo nel 1321. Si trovava dove c’è ora la cattedrale. La parrocchia di Monaco era sotto la giurisdizione del vescovo di Nizza, mentre le parrocchie collocate nei territori di Mentone e Roccabruna dipendevano dal vescovo di Ventimiglia: situazione complessa che si sanò nel 1868, all’epoca in cui il Principato si era ridotto al solo comune di Monaco.
Stato piccolo, ma fieramente indipendente e in tale data si costituì la parrocchia autonoma separata da Nizza. Nel 1875 cominciò la costruzione dell’attuale cattedrale, che fu consacrata nel 1911, là dove c’era San Nicola.
In data 30 aprile 1868 infatti, il Papa Pio IX aveva fatto di Monaco “Abbaye nullius” ed in seguito nel 1887, grazie al papa Leone XIII veniva istituita la Diocesi e il suo capo diveniva vescovo.
Un secolo dopo, luglio 1981, papa Giovanni Paolo II faceva di Monaco un arcivescovado.
L’arcivescovo di Monaco non dipende della conferenza Episcopale di Francia , ma direttamente dalla Santa Sede. In quella occasione è stato pure siglato un accordo fra lo Stato Monegasco e la Santa Sede. Quindi a Monaco c’è un arcivescovo ed un vicario oltre ad una ventina di sacerdoti ed alcuni diaconi. Tutti sono molto impegnati in una intensa attività pastorale.
Ci sono molte associazioni cattoliche di vario tipo e un periodico, “Eglise à Monaco”, che prima usciva in cartaceo e che adesso è pubblicato solo in formato digitale (www.diocese.mc).
Un vasto programma di digitalizzazione della comunicazione della Chiesa è in corso.
Le parrocchie di Monaco
1) La cattedrale, a Monaco-Ville. Maestosa, segno identitario della Chiese e del popolo Monegasco.
2) Santa Devota; si trova in Piazza Santa Devota, in un vallone a ridosso del porto e la Condamine, dove si celebra ogni seconda domenica del mese la Messa in italiano, cosi come nelle grandi feste religiose. Nelle occasioni solenni in pompa magna si esibisce un tenore italiano.
3) San Carlo (Saint Charles) in avenue Saint Charles, nel quartiere dei Moulins, al confine con Beausoleil, in posizione elevata: è la parrocchia di Monte-Carlo.
4) Saint-Martin, al numero 20 di avenue Crovetto Fréres, nella zona conosciuta come la Colle alla Condamine.
5) Sacre Coeur Sacro, in rue de la Turbie è la chiesa dei Moneghetti. Di recente restaurata è un capolavoro architettonico nascosto.
6) Saint Nicolas è la parrocchia di Fontvieille in Place de Campanin.
7) Saint-Esprit è una parrocchia “fuori mura”, nel senso che comprende i comuni di Beausoleil, Cap d’Ail, la Turbie e Peille village.
In virtù di un accordo fra l’Arcivescovo di Monaco e il Vescovo di Nizza, stipulato nel Settembre 2001 queste località sono affidate alla pastorale di Monaco.
Negli ultimi anni la Chiesa e i fedeli sono stati impegnati nella ricerca di fondi e mezzi per la costruzione di una nuova casa diocesana (La Maison Diocésaine). L’obiettivo è stato raggiunto: è un luogo dove saranno concentrati tutti i servizi necessari di una diocesi piena di attività; vi sarà una cappella, uffici, ora sparsi un po’ ovunque, sale riunioni e conferenze, una mediateca, e tante altre cose. Ci sono voluti 15.000.000 di Euro.
Uno sguardo al passato, che merita di essere ricordato
Siamo nell’anno 1814, il Papa è prigioniero di Napoleone a Parigi.
Anche se il cattolicesimo era stato restaurato nell’Impero Francese, Napoleone vedeva in esso uno strumento per allargare il consenso dei popoli al nuovo regime. Il Papa aveva difeso con coraggio le sue ultime prerogative e non accettò mai che il concordato firmato nel 1801 fosse ulteriormente modificato a danno della Chiesa. Il conflitto rimase in atto, ma dopo la sconfitta di Lipsia (ottobre 1813) Napoleone lasciò libero il Papa di tornarsene a Roma.
Pio VII intraprese così un lungo viaggio di ritorno trionfale che fu un segno evidente di come dopo tanti anni di guerre e rivoluzioni l’attaccamento al cattolicesimo era rimasto intatto e generalizzato. Arrivò a Roma il 24 marzo 1814 acclamato e portato in trionfo in San Pietro.
Nel viaggio da Parigi a Roma era stata prevista una tappa a Savona. L’11 Febbraio 1814, era di passaggio a La Turbie, comune contiguo a Monaco. Le cronache riportano che tutto il popolo monegasco con i suoi preti si recò compatto sulla strada dove doveva passare il Papa. I fedeli entusiasti avevano fatto erigere, in questa occasione un arco di trionfo per potere ricevere la benedizione del Pontefice, acclamarlo e manifestare la Fede.
Il Papa non andò a Monaco, gli passò vicino, ma fu il popolo monegasco ad andare dal Papa.
Il Papa Pio VII era Barnabà Niccolò Maria Luigi Chiaramonti, vescovo di Imola, nato a Cesena il 14 agosto 1742, figlio del Conte Scipione e di Giovanna Ghini, entrambi discendenti da famiglie di antica nobiltà romagnola.
Era stato eletto Papa il 14 marzo 1800 nel corso di un lungo e controverso Conclave che si era tenuto a Venezia, non a Roma, per motivi di sicurezza. Vi erano state tante pressioni sia da parte dei Francesi che dagli Austriaci, in guerra fra di loro e tutti vogliosi di tirare il Papa dalla loro parte.
Erano tempi veramente difficili ed ingrati per il Papa e la Chiesa, ma Pio VII seppe, con dignità e coraggio, tenere botta ed alla fine dell’era napoleonica fece riacquistare alla Chiesa il prestigio, il ruolo e perfino i territori che erano stati messi in discussione nei decenni precedenti.
Cercò per quanto possibile di adattare il papato al mondo contemporaneo e quando morì il 20 luglio 1823, per complicazioni a seguito della rottura di un femore, lascio un vuoto che non sarebbe stato facilmente colmato.
Venendo a tempi più recenti, nel 1947 la cronache riportano che quando era nunzio a Parigi per una notte fu ospitato dal principe nel suo palazzo Angelo Giuseppe Roncalli: sarebbe divenuto Papa Giovanni XXIII.
(Dal libro ” Monaco, il Principato par la grâce de Dieu” di Mauro Marabini, Liamar Multimedia 2020).