Vi piace la filosofia? Non tanto direi: ne abbiamo un ricordo dai lontani anni del Liceo e qualche lettura, forse, nel corso degli altri studi.
Tuttavia la parola aleggia in tanti discorsi come nella diffusa asserzione “prendersela con filosofia”, formula consolatoria che dovrebbe aiutarci a superare tanti piccoli, o meno piccoli, contrarietà quotidiane.
Tanti filosofi tuttavia sono citati, in discorsi di politici ed in articoli dotti e le loro opere portate a prova di ogni argomentazione. Citati ma non sempre letti; infatti, a parte gli specialisti, gli insegnanti e studenti di filosofia, chi prende a mano, o si da alla lettura di un testo filosofico?
Noi che viviamo a Monaco, in un ambiente di lingua e cultura francese prevalente notiamo tuttavia che i francofoni sono più interessati alla filosofia di noi italiani.
Se ne parla e se ne scrive su giornali a larga diffusione e nelle scuole hanno uno spazio maggiore che da noi. Per il BAC, vi è spesso la prova di “philo”.
Sarà perché in Francia si è sviluppato gran parte del pensiero d’oggi; esistenzialismo, stutturalismo, fenomenologia, ed altro. Oggi si parla molto di decostruzionismo.
Nel Principato addirittura Charlotte Casiraghi, la figlia della Principessa Carolina, si è fatta una fama per la sua passione della Filosofia, non solo è laureata in questa materia, alla Sorbona di Parigi, ma è fondatricce e promotrice dei “Les rencontres philosophiques” , manifestazione che si tiene periodicamente a Monaco.
È una manifestazione estremamente interessante e bene organizzata. Ha il grande pregio di rendere la filosofia accessibile, di avvicinarla alle persone per meglio utilizzarla nella vita di tutti i giorni. I libri presentati in questa manifestazione sono a portata di tutti, rendendo piacevole una materia che può essere intimidante.
Ed è in pieno in questo stile il giornalista Andrea Cauti (grande appassionato di filosofia) ed il suo libro di grande successo “In questa stanza non c’è un rinoceronte. Wittgenstein spiegato a mia figlia“, edito da Liamar.
Da questo piccolo libro (nel senso che ha, relativamente, poche pagine, ma che si presenta in una edizione curata ed elegante) apprendiamo che fu Ludwig Wittgenstein il precursore del pensiero contemporaneo.
Ludwig Wittgenstein, chi era costui? Diciamoci la verità, lo abbiamo sentito citato parecchie volte e forse ci siamo chiesti come la pensava veramente. Ha scritto libri ritenuti difficilissimi, quasi ermetici e mai ci saremmo addentrati in tali letture.
Al contrario Andrea Cauti cerca, e ci riesce, di renderci digeribile questo filosofo visto che ha cercato di spiegarlo a sua figlia, che studia la materia al liceo.
Quindi in questo libro si spiega chiaramente l’ostico filosofare di Ludwig Wittgenstein e il titolo nel contesto emerge nel suo significato recondito.
Non solo nel testo vengono illustrate le opere dell’autore, ma si da un risalto significativo alla sua vita e al carattere.
Ludwig Josef Johann Wittgenstein (1889-1951) era un uomo che odiava gli eccessi. Aveva rifiutato una enorme ricchezza ereditata dal padre, perché il danaro corrompe, ma era lui stesso un uomo pieno di eccessi e di contraddizioni; ossessionato dagli insetti, odiava donne e bambini, era nostalgico dell’Impero Austro Ungarico, e per un certo periodo ebbe pure simpatie comuniste. Era insofferente contro chi lo contraddiceva, irascibile e violento verso i suoi allievi ed irrispettoso con i suoi maestri. Notiamo che il suo grande maestro fu Bertrand Russell.
Ebbe comunque una vita travagliata, nato negli agi ma con un padre, grande uomo d’affari, tirannico con la sua famiglia. Due suoi fratelli si suicidarono, fu soldato volontario nella prima guerra mondiale, che termino’ in un campo di prigionia in Italia.
Insegnò comunque a Cambridge ed ebbe contatti e relazioni con l’aristocrazia intellettuale della Gran Bretagna.
Grosso modo viene considerato dagli storici come filosofo neopositivista, che vide nello studio del linguaggio la ricerca del sapere.
Il suo libro più famoso fu il “Tractatus logico-philosophicus”, da qui la massima: “Quanto può’ dirsi, si può dir chiaro; e su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”.